24 Nov 2019

BY: Dr.ssa Fabiana Fratello

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Un trauma, se superato cambia, posto nel cervello. Lo hanno scoperto i ricercatori italiani del CNR che sono riusciti ad osservare le attività cerebrali (attraverso EEG) prima, durante e dopo l’elaborazione di un trauma grazie al trattamento psicoterapico EMDR (Desensibilizzazione e rielaborazione attraverso i movimenti oculari).

A realizzare lo studio, basato sul trattamento del trauma a San Giuliano di Puglia nel Molise a 10 anni dal terremoto, l’Associazione EMDR Italia, il CNR e l’università di Tor Vergata che l’hanno illustrato a Roma.

«Dopo un trauma come un lutto, una violenza, una catastrofe naturale, ma anche la perdita del lavoro, la memoria dell’evento resta “congelata” nelle reti del cervello in modo non funzionale, l’informazione non può essere elaborata e continua a provocare patologie come il disturbo post traumatico da stress (Ptsd) e altri disturbi psicologici», spiega Isabel Fernandez, presidente di EMDR Italia.

«I movimenti oculari dell’EMDR, simili a quelli del sonno Rem e quindi del tutto naturali, riattivano la capacità di “autoguarigione” del cervello che trova le risorse per metabolizzare l’evento traumatico. Dopo il lavoro i pazienti ricordano il fatto ma sentono che fa ormai parte del passato», aggiunge Fernandez.

Marco Pagani, dell’Istituto di scienze e tecnologie della cognizione del Cnr, spiega che allo studio hanno partecipato 60 persone: 20 vittime del crollo della scuola di San Giuliano (7 ragazzi e 13 tra genitori e parenti dei ragazzi), le cui attivazioni cerebrali durante la rivisitazione dell’evento traumatico sono state confrontate con quelle di 20 persone con traumi vari (abusi, incidenti, eccetera), trattati a Roma, e con quelle di 20 volontari sani privi di sintomi, che hanno focalizzato la terapia sull’evento traumatico di maggior rilievo nella propria vita, fungendo da gruppo di controllo.

Al termine della terapia EMDR è stato osservato un significativo spostamento delle attività elettriche dalle aree cerebrali visive (prevalenti durante la prima seduta EMDR) alle regioni cerebrali frontali e temporo-parietali (prevalenti durante l’ultima seduta EMDR). Questi risultati suggeriscono che l’elaborazione degli eventi traumatici si muove dalle aree visive maggiormente implicate nel ricordo delle immagini traumatiche alle regioni frontali del cervello con un ruolo di tipo cognitivo e associativo, le cui attività permettono di regolare i ricordi dell’evento traumatico e di eliminare e controllare le emozioni negative a esso legato. Inoltre è stata rilevata una maggiore connessione tra le aree limbiche, implicate nelle emozioni, e quelle di integrazione sensoriale a livello corticale. Questo indica che le persone sottoposte a terapia EMDR hanno un ricordo del trauma più scollegato dalle emozioni negative pur mantenendo il ricordo dello stesso.

I risultati di questa ricerca evidenziano l’efficacia dell’EMDR sia come la remissione dei sintomi e la risoluzione clinica vengano confermati dai cambiamenti dal punto di vista neurobiologico.

Fonte: La Stampa

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